giovedì 16 giugno 2011

Amore, è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stessa.

Si consiglia la lettura ascoltando Breaking The Habit dei Linkin Park.
(Lo so, è lungo, se non vi va, leggete l'ultima riga dicendo che l'avete letto)

E' così illogico che tutto mi ricordi te. La mia rabbia da fuoco alle vene,come se al posto del sangue ci fossero schegge di vetro. Troppo stanca per cancellare,ricominciare da capo. Non avrei mai scommesso che te ne saresti andato così. Usata,tradita,e peggio di qualsiasi altra cosa dimenticata da te. Tutto è perfetto per un set della triste scena finale di una storia finita male:camera mia,tutto così improbabilmente in ordine. La luce sul comodino,calda e giallastra,l'unica cosa che sembra provare un sentimento in quella stanza,sebbene fosse solo una lampadina. Un flusso continuo di elettroni che generano una corrente,dei Watt. Qualcosa di concreto. Qualcosa di vero. Guardo fuori dalla finestra a piove,e so che te quella finestra non l'aprirai più. Mi hai pugnalata alle spalle,scappando con tutto quello che ti ho dato. E la cosa crudele è che il mio cuore continua a pulsare più velocemente quando ti penso. Forse per odio,forse per rabbia,sicuramente per amore. Se ci penso è tutto così freddo,così logico da sembrare impossibile. Il cuore batte,grazie a una impercettibile scossa elettrica nel tessuto cardiaco,il sangue esce veloce,viaggia per le arterie,le vene,i capillari del corpo,riscaldandolo,dandogli nutrimento,arriva nei polmoni si ossigena e torna al cuore. Il ciclo continua. Da qualche parte tra vene e sangue però si nascondono quelle emozioni,troppo forti che spreco per te. Troppe per un anima sola. Se ci penso mi viene voglia di vomitare,mi viene voglia di gridare e piangere. Ma la quiete regna sovrana in me,quella quiete,dolce e calma,prima della tempesta. Quella quiete che mi davi quando mi abbracciavi,mi baciavi. Guardo una tua foto,una di quelle che si siamo fatti assieme,prendo il tagliacarte,e lo chiudo nel palmo della mia mano. Chiudo gli occhi,non sento niente mentre faccio scorrere la lama,solo dopo un calore impossibile mi avvolge,e i tuoi occhi di ghiaccio sono coperti dal mio sangue. Ti odio,e questa ne è la dimostrazione. Ti amo,e questa ne è la dimostrazione. Apro il palmo,la pelle tira e pulsa,mi sembra di tenere il cuore in mano da quanto riesco a contare i battiti,frenetici,impazziti. Tengo la mano a mezz'aria,aperta e pigre gocce di sangue cascano sulla scrivania,silenziosamente. Assieme a quel sangue se ne vanno le schegge di vetro,i miei ricordi,i tuoi occhi,il mio odio e il mio amore. La ferita si fredda,rallenta e chiede pietà. E sembra di vederli i globuli bianchi attorno alla ferita,le piastrine che cercano di fermare l'emorragia,ma tutto ciò che trovano è l'acciaio freddo del tagliacarte. Quella lama impassibile e fredda,di ghiaccio,come sei stato te. La trovano una,due,tre volte. Quella chiave di me si fa terribilmente pesante in mano mia e casco,senza forze a terra,avvolta da quella luce premurosa che cerca di nascondere il sangue. Fuori continua a piovere e mi sembra di vederti quando mi baciavi,quando mi tenevi se inciampavo. Adesso sono caduta,e sono sola:io,la luce,il sangue,le piastrine e la pioggia. Ci sono troppe cose da dire,da spiegare. Troppe promesse,forse sincere,ma rotte. Troppe sensazionie pensieri indecifrabili. Riesco a sentire l'odore rugginoso del sangue che mi fa pizzicare la narici. Sono stanca,terribilmente,mi stendo completamente a terra,socchiudo gli occhi. Respiro piano,sorrido. Finalmente ho deciso cosa fare con te e il tuo ricordo:fuggo,nella maniera più vile possibile. E stanotte ho camibiato,stanotte ho dato un taglio alla mia abitudine,ho dato un taglio a te

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